Piazza del Grano, Fountain, and Palazzo del Podestà
La quattrocentesca fontana
Osservando la fontana dall'alto, la vasca si rivela nella sua elegante forma a quadrilobo, una cornice tipica dell'arte gotica e rinascimentale, composta da quattro semicerchi disposti a croce che richiamano l'immagine di un quadrifoglio. Al centro, la brocca maestosa cattura l'attenzione con quattro altorilievi di teste di leone sormontate da figure alate, simboli di potenza e spiritualità. I bassorilievi che decorano la brocca riproducono un motivo floreale ricorrente, una conchiglia stilizzata ripetuta quattro volte, conferendo un senso di equilibrio e armonia.
La brocca è sostenuta da tre sculture raffiguranti granchi, che emergono appena sopra il livello dell'acqua della vasca, simboleggiando forse la tenacia e la protezione. E’ scolpito lo stemma della famiglia di Vieri di Nanni, podestà di Asciano, con i suoi tre spadini, ma uno dei dettagli più intriganti è forse il medaglione con la testa di una giovane donna, che alcuni studiosi identificano come Francesca Benassi, figlia di Bartolomeo Benassi, incaricato dalla Repubblica di Siena di sovrintendere alla costruzione della fontana.
La fontana stessa è un'opera commissionata dalla Repubblica di Siena, rappresentata nel 1471 da Andrea Capacci, il Camarlengo, come attestato nella tavola della Biccherna del medesimo anno. Lo stemma della famiglia Capacci, con la testa di cinghiale, adorna la fontana, mentre sul vicino Palazzo del Podestà si può ammirare lo stemma della famiglia Palmieri, anch'esso caratterizzato da una testa di cinghiale, ma con l'aggiunta di un'aquila e bande orizzontali.
Altri simboli scolpiti sulla fontana aggiungono ulteriore profondità alla narrazione visiva: due braccia incrociate, forse simbolo di concordia; due lingue strozzate tra bastoni ornati, con la scritta "maldire", un monito contro la maldicenza; una cornucopia, emblema dell'abbondanza, e una chiocciola, simbolo di costanza.
Il Palazzo del Podestà
Dall'altro lato della piazza, il Palazzo del Podestà si staglia maestoso.Ricavato da una delle antiche torri che ancora oggi fanno parte della cinta fortificata del borgo, ha una facciata, imponente e austera, che è un vero e proprio libro di storia, narrato attraverso gli stemmi che adornano le sue pietre. Questi emblemi raccontano la storia dei podestà che, dal Quattrocento fino al XVII secolo, hanno governato queste terre, ognuno lasciando il proprio segno indelebile.
Passeggiando sotto la facciata del palazzo, è impossibile non sentirsi trasportati indietro nel tempo, quando queste mura erano testimoni di decisioni cruciali e di vite intrecciate al destino della comunità. Ogni stemma sembra evocare un’epoca passata, richiamando alla memoria i volti e le vicende dei governanti che, nel corso dei secoli, hanno preso il timone del potere in questo antico borgo toscano.
Stemmi e memorie
Ogni stemma incastonato sulla facciata del Palazzo del Podestà racconta una storia, come una narrazione visiva che si dipana lungo i secoli, rivelando gli uomini che hanno plasmato il destino di Asciano. Tra questi, spicca Vieri di Nanni, che nel 1471 lascia un segno indelebile con il suo stemma, simbolo di nobiltà che si riflette anche nella fontana che adorna il centro della piazza. Due anni dopo, nel 1473, il Conte Mariano de Cacciaconti aggiunge il suo nome al coro di personalità illustri, imprimendo il suo retaggio nella storia della comunità.
Dal Palazzo al Teatro dei Ravvivati
Con il trascorrere dei secoli, il Palazzo del Podestà subisce trasformazioni, adattandosi ai mutamenti del tempo. Una volta simbolo del potere politico, si trasforma nel palcoscenico del Teatro dei Ravvivati, un luogo di spettacoli e intrattenimento che ha animato la vita di Asciano fino al secolo scorso.